Il 7 aprile 2022 si celebra la Giornata Mondiale della Salute. Il tema di quest’anno è “Il nostro pianeta, la nostra salute”. Non c’è bisogno di rincorrere i professori di scienze o di matematica in corridoio per capire che il nostro benessere è correlato a quello del pianeta. Tra l’altro, il nostro corpo così come il pianeta Terra è l’unico che abbiamo a disposizione, ci è stato donato ma non ce ne curiamo particolarmente sperando che altri lo facciano per noi. Che bizzarria! Potremmo fare una misera fine come l’asino di Buridano che non sapeva quale mucchio di fieno scegliere e così rimanendo fermo, morì di fame. Ma noi possiamo scegliere, possiamo smettere di nasconderci e prendere consapevolezza che è giunto il momento di fare qualcosa. Non solo celebrare la Giornata Mondiale della Salute ma occuparcene in prima persona. Perché, di grazia, dovremmo occuparcene?
Risale allo scorso 24 marzo la pubblicazione di un articolo sulla rivista internazionale Environment International (Impact factor 9.21) di una scoperta fatta in Olanda dai ricercatori della Vrije Universiteit di Amsterdam guidati dall'ecotossicologa Heather Leslie e dalla chimica Marja Lamoree. Lo studio ha rintracciato microparticelle di plastica nel sangue intero umano da 22 volontari sani. Nella metà dei 22 campioni esaminati il materiale risultato più abbondante è il Pet (Polietilene tereftalato) quello comunemente usato nelle bottiglie di bevande, mentre un terzo conteneva polistirene, usato per confezionare alimenti e altri prodotti. Un quarto dei campioni di sangue conteneva, poi, polietilene con cui sono prodotte le buste di plastica. Il dato è preoccupante per due ordini di motivi, perché questa plastica ‘invisibile’ è stata trovata ovunque, dalla vetta dell’Everest fino alla profondità degli oceani e in laboratorio è già stato accertato come le microplastiche possano causare danni alle cellule umane. Un primo dato allarmante per la salute umana era già stato pubblicato a dicembre 2020, – sempre su Environment International – una ricerca italiana aveva provato la presenza di microplastiche nella placenta umana, isolando particelle di microplastiche in quattro placente umane su sei analizzate. Con la presenza di plastica nel corpo viene turbato il sistema immunitario. E quali sono le conseguenze? Quali sono le cellule che fanno da carrier per le microplastiche nel flusso sanguigno? Sono le cellule del sistema immunitario? Se così fosse, quali sono le probabilità di sviluppare malattie a base immunologica? Altri studi sono necessari ma nel frattempo cerchiamo di capire che se continuiamo a buttare la plastica in mare sperando venga trascinata via dalla corrente lontano dal nostro sguardo prima o poi ce la ritroveremo a scorrere nel nostro circolo sanguigno e poi forse in un futuro non troppo lontano nel nostro cervello!!Prof.ssa Stefania Fasano (Insegnante di Scienze presso il nostro Liceo)
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