La censura è una forma di controllo sociale che limita la libertà di espressione e di accesso all’informazione, basata sul principio secondo cui determinate informazioni e le idee e le opinioni da esse generate possono minare la stabilità dell’ordine sociale, politico e morale vigente.
E’ questa la definizione di “CENSURA” che la Triccani fornisce. Una volta letto ciò, potremmo pensare che la censura sia essenziale per mantenere ordine in una società piena di necessità diverse.
Ma, se ci soffermassimo ad analizzare la nostra vita quotidiana, noteremo che ad influenzare i nostri pensieri e il modo con il quale ci relazioniamo con le persone, ci sia una forma di censura che ci impone il “giusto modo di”: il giusto modo di parlare, di pensare, di esporsi, di essere.
Questo tipo di censura, secondo me, potrebbe essere denominata “censura della comunicazione”, perché attraverso tutti i canali di comunicazione, come i social, la TV oppure i giornali, riesce ad imporre i propri ideali.
Per capire meglio il potere decisionale di questi ambienti di informazione, sarebbe opportuno fare un breve riferimento storico. Infatti, nel periodo che intercorre tra il 1922 e il 1943, la libertà di espressione della stampa era stata fortemente limitata attraverso le cosiddette “leggi fascistissime”, dove tutto quello che veniva pubblicato doveva passare sotto il controllo vigile dello Stato.
Dunque, l’informazione ha un’importanza e un potere decisionale nella nostra realtà, capace di influenzare scelte politiche, economiche, sociali, ecc..
Nonostante ciò, potremmo pensare che la censura sia un’idea lontana ed estranea da noi. Ma non è così!
Nei social, per esempio, quando qualcuno pubblica o dice qualcosa che non rispecchia il consenso delle persone, purtroppo, riceve messaggi di odio da utenti che scrivono dietro ad uno schermo.
Siamo sicuri che questo sia il modo giusto per stabilire l’ordine?
Sicuramente, censurare un pensiero che differisce dal nostro, non solo è controproducente poiché non garantisce uno scambio sano di pensieri, ma va anche a delineare una vera e propria classe gerarchica, dove chi è in grado di annullare i propri pensieri per ricevere l’approvazione della società si trova in cima, mentre coloro che sono disposti a rischiare per dire ciò che pensano, si trovano sempre più in basso, nascosti nell’ombra.
E’ veramente questa la libertà di cui ci parlano e che vorremmo?
Mohamed Amera (3°A Liceo Scientifico)
Articolo pieno di ottime riflessioni e che fa riflettere anche chi legge!
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